I prodotti che consumiamo quotidianamente nascono con una quota parte di rifiuti intrinseci ed una parte residuale del prodotto stesso. Talvolta - prendiamo ad esempio una capsula di caffè - il costo del prodotto (la miscela) è irrisorio rispetto al “rifiuto” (la capsula) che lo contiene. Il prodotto è divenuto lui stesso un rifiuto.
Paghiamo il rifiuto e poi lo buttiamo. Ci imbratta le città, inquina i mari. Non sappiamo dove metterlo e lo vendiamo all’estero pagando cifre esorbitanti.
In realtà l’evidenza è sotto gli occhi di tutti, eppure solo pochi sembrano accorgersene. I rifiuti non sono da buttare, sono sottoprodotti, materia prima, risorse disponibili per nuovi prodotti.
Alcuni imprenditori lungimiranti stanno attrezzandosi per inserire il rifiuto nella propria filiera produttiva. Dal riciclo degli imballi, ai biodigestori, alle ceneri dei termovalorizzatori e chi più ne ha più ne metta. Sono materie prime gratuite e molto spesso pagate dai fornitori stessi.
Il ritorno degli investimenti è veloce, i costi di produzione diminuiscono sensibilmente.
C’è posto per tutti. Avanti il prossimo!
Avv. Stefano Salardi